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Più di 130 organizzazioni della società civile rigettano il Trattato di libero scambio tra Canada e Unione Europea. Fairwatch: “Blocchiamo i negoziati, invertiamo la rotta”
E la società civile italiana e europea si prepara alle mobilitazioni No TTIP dell’11 Ottobre

Alla vigilia del vertice di Ottawa tra Unione Europea e Canada del 26 settembre, quando José Manuel Barroso e Hermann Van Rompuy incontreranno i loro corrispettivi canadesi per presentare il nuovo accordo di libero scambio Ue-Canada, oltre 130 organizzazioni della società civile delle due sponde dell’Atlantico hanno diffuso un documento (in allegato) per denunciare il pesante deficit democratico e di trasparenza che ha accompagnato i negoziati del CETA (il Comprehensive Economic and Trade Agreement), un Trattato di libero scambio che garantisce eccessivi poteri e tutele alle imprese multinazionali a discapito dei diritti dei cittadini e delle comunità.
La versione del testo dell’accordo, tenuta segreta dai Governi e diffusa grazie all’azione delle organizzazioni della società civile nell’agosto di quest’anno, conferma le preoccupazioni espresse dai movimenti sociali: eccessive tutele garantite agli investitori, inclusione di un meccanismo di risoluzione delle controversie che dà più potere ai privati rispetto ai Parlamenti, ulteriore liberalizzazione dei servizi e inserimento di norme che limitano il potere dei Governi di regolare o rimunicipalizzare i servizi pubblici, pesanti rischi per la agricoltura contadina, meccanismi di armonizzazione delle normative fuori dal controllo delle istituzioni democratiche.
Secondo Monica Di Sisto, vicepresidente di Fairwatch, organizzazione italiana tra i firmatari del documento, “come ha dichiarato chiaramente il premio Nobel Stiglitz alcuni giorni fa, siamo convinti dell’impossibilità di misurare il pesante impatto che le ulteriori liberalizzazioni del commercio e degli investimenti avranno sulla qualità sociale e ambientale della nostra vita. E’ venuto il momento di bloccare questi rischiosi processi e di cambiare direzione verso un nuovo modo di produrre, consumare e regolare l’economia, mettendo la parola fine a questa anarchia tutta a vantaggio delle grandi imprese”.
“Le regole del CETA” ha dichiarato Myriam Vander Stichele dell’organizzazione olandese SOMO, “indeboliscono il potere di Parlamenti e Governi di regolare nell’interesse pubblico. Diversi capitoli del trattato definiscono quali misure e quali leggi possono essere introdotte in modo da bloccare qualsiasi cambiamento nelle future legislazioni, a vantaggio degli interessi delle imprese”.
Secondo Jörg Haas dell’Ong tedesca Campact “i movimenti di opposizione ai privilegi concessi alle multinazionali si stanno espandendo in Europa”. Considerato le centinaia di organizzazioni che si stanno mobilitando in vista dell’11 ottobre, la giornata di azione europea contro i trattati di libero scambio che la Commissione europea sta negoziando con altri partner globali come il TTIP, il Trattato transatlantico di libero scambio negoziato segretamente da Unione Europea e Stati Uniti d’America, che si rifarebbe in molte delle sue parti al testo del CETA appena approvato.
In Italia saranno decine gli appuntamenti di mobilitazione che si sommeranno alle centinaia in tutto il continente. Tra i principali promotori la campagna italiana Stop TTIP, che raccoglie più di 70 organizzazioni della società civile (web: http://stop-ttip-italia.net/)