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CAMPAGNA PER LA LEGALITÁ: MANIFESTO DI GIURISTI IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE E DELLO STATO DI DIRITTO

All´Ecc.ma Sig.ra Presidente della Repubblica,
agli Onn. Sigg. Senatori della Repubblica,
agli Onn. Sigg. Deputati Federali,
agli Ecc.mi Sigg. Giudici del Supremo Tribunale Federale,
al Popolo Brasiliano,
alla Comunitá Internazionale
Noi, sottoscritti, giuristi, avvocatesse e avvocati, professori e professoresse di diritto di tutto il Brasile, con la presente nota: Nuova campagna per la legalitá: Manifesto di giuristi in difesa della Costituzione e dello Stato di Diritto: 1 – Propugnamo lo Stato Democratico e Costituzionale di Diritto, che deve essere soggetto alle leggi e realizzarsi attraverso la legge, non ammettendo violazione di garanzie fondamentali poste, né l’installazione di uno Stato di Eccezione attraverso un processo di impeachment senza alcun fondamento giuridico; 2 – Difendiamo l’imparzialità della giustizia, che deve operare secondo il dettato Costituzionale e le norme del sistema giuridico, non ammettendo la sua faziosità, il suo funzionamento selettivo e la persecuzione politica di qualsiasi tipo; 3 – Sosteniamo la repressione della corruzione, che deve realizzarsi in maniera etica, repubblicana e trasparente, con mezzi appropriati, senza che, per questo motivo, siano ristretti o flessibilizzati diritti o siano utilizzati mezzi di comunicazione di massa in modo irresponsabile per supportare artificialmente e inidôneamente procedimenti giudiziari. La eliminazione della corruzione non può corrompere diritti. 4 – Affermiamo che ci batteremo per preservare la stabilità e il rispetto per le istituzioni politiche, cosa che, soprattutto in un momento di crisi, appare più prudente, al fine di rispettare la volontà popolare espressa attraverso attraverso i mezzi definiti dalla Costituzione, e cioé elezioni dirette regolari e periodiche. Il Brasile sta vivendo in questo momento una grave crisi nella sua recente democrazia.
Durante gli anni della dittatura, molte persone hanno sofferto e si sono sacrificate perché oggi possiamo esercitare pienamente i nostri diritti. La corruzione non è un fatto nuovo, ma si trascina da tempo in Brasile, e deve essere fortemente combattuta.
Per eliminare la corruzione, tuttavia, non possiamo retrocedere al livello delle gravi violazioni di diritti dei cittadini brasiliani dell´epoca della dittatura militare impiantata con il Golpe del 64, permettendo:
la relativizzazione della presunzione di innocenza;
espedienti arbitrari come l´accompagnamento coattivo di indagati o richieste di carcerazione preventiva senza fondamento legale;
l´uso di detenzione temporanea, quando egualmente assenti le condizioni previste dalla legge, al fine di ottenere confessioni di nuovi collaboratori di giustizia;
intercettazioni telefoniche illegali che violano le prerogative di avvocati e della própria Presidenza della Repubblica.
Non possiamo permettere, inoltre, che siano compromessi i principi democratici che governano il processo, con operazioni mediatiche e fuga selettiva di notizie, volte a distruggere reputazioni e a interferire nel dibattito politico, oltre ad esercitare pressioni sull´opinione pubblica affinché sostenga tali operazioni.
Non possiamo accettare la relativizzazione del principio democratico attraverso una procedura di impeachment priva di fondamento giuridico.
La Costituzione Brasiliana richiede che il Presidente risponda per “crimine di responsabilitá”, preventivamente definito in legge ordinaria. Non si tratta, quindi, di pura e semplice decisione politica, legata ad una gestione piú o meno soddisfacente. Il voto popolare elegge il Presidente per un mandato di quattro anni, alla fine del quale lo stesso será oggetto di analisi e valutazione.
Pur volendosi sostenere che l´impeachment sia una decisione politica, ciò non esclude la sua necessaria giuridicitá, e cioé il suo carattere di decisione giuridica ossequiosa della Costituzione. Anche l´approvazione di leggi e la emanazione di decreti implicano decisioni politiche, ma non per questo possono confliggere con la Costituzione. Affermare che il processo è politico non può significare che la Costituzione possa essere violata. E´ requisito di costituzionalitá dell´impeachment la prova dell´esistenza del “crimine di responsabilitá”. Anche dal punto di vista di una analisi strettamente legalista, si deve concludere per l´inesistenza del reato necessario. La democrazia permette la divergenza circa la correttezza delle decisioni politiche, ma la decisione finale su errori e meriti, in un regime democratico, riposa nel voto popolare. Anche ai parlamentari eletti dal popolo non è dato costituzionalmente il potere di escludere il capo dell´esecutivo, eletto per suffragio, com base nel dissenso politico, ma solo nell´ipotesi tassativa ed eccezionale del crimine di responsabilitá. In questo senso, sosteniamo che la lotta per preservare la stabilità e il rispetto per le istituzioni politiche dipende dal rispetto per il mandato popolare acquisito attraverso il voto in regolari elezioni.
Boaventura de Sousa Santos – Centro de Estudos Sociais – Coimbra
Ricardo Cappi – Professor UEFS – UNEB – UFRB
Marcelo da Costa Pinto Neves – Professor Titular de Direito Público da Faculdade de Direito da Universidade de Brasília, Visiting Scholar da Faculdade de Direito da Universidade de Yale, EUA
Geraldo Prado – Professor da UFRJ
Amilton Bueno de Carvalho – Desembargador do TJ-RS.
Nilo Batista – Professor Titular de Direito Penal da UERJ
Magda Barros Biavaschi, Desembargadora aposentada do TRT4, pesquisadora no CESIT/IE/UNICAMP
Gilberto Bercovici – Professor Titular de Direito Econômico e Economia Política da Faculdade de Direito da USP;
Il manifesto è stato firmato da oltre ottomila giuristi brasiliani e di altri paesi

CONTESTO
La Presidente Dilma Roussef é stata bersaglio di attacchi sistematici provenienti da politici dell’opposizione, dai grandi mezzi di comunicazione di massa e da settori conservatori della società sin dall’annuncio ufficiale della sua vittoria al secondo turno delle elezioni del 2014. Inizialmente, ancora prima che la Presidente assumisse l’incarico, l’opposizione avvia una campagna destinata a diffondere sfiducia circa l’affidabilità del conteggio dei voti e la regolarità del sistema elettorale informatizzato.
Con un provvedimento senza precedenti dalla installazione del voto elettronico (1996), il Tribunale Superiore Elettorale autorizza la verifica richiesta dal candidato sconfitto, anche in assenza di prova di frode. Fallito questo primo tentativo di far deragliare il governo eletto, il candidato dell’opposizione, non accettando la sconfitta, esorta il popolo brasiliano a scendere in piazza per chiedere le dimissioni della Presidente, accusata di abuso nei conti pubblici per vincere le elezioni.
I principali organizzatori dei movimenti di protesta, auto-definiti “apartitici e spontanei” di orientamento politico conservatore e finanziati da grandi aziende nazionali ed estere sostenitrici del libero mercato, vogliono l’impeachment.
All’inizio del 2015, la coalizione del candidato sconfitto chiede alla Giustizia Elettorale l’impugnazione del mandato della Presidente e del Vice allegando abuso di potere politico ed economico durante la campagna (alla fine dello stesso anno, l’azione è stata ricevuta dalla Corte Superiore – finora non é stata decisa).
Nel corso dell’anno 2015 gli attacchi dell’opposizione intensificano. E´ il momento in cui la Petrobras diventa il bersaglio della più grande operazione anti-corruzione mai avvenuta nel Paese – reso possibile proprio dalle misure di controllo e di trasparenza adottate nel corso degli anni di governo dal Partito dei Lavoratori (PT).
I mezzi di comunicazione privati promuovono l’attività del giudice Sergio Moro – responsabile del procedimento promosso a partire dalle indagini della polizia – come uno spettacolo mediatico. Questo risultato è ottenuto attraverso la sistematica e selettiva copertura parziale dei fatti, accompagnati da commenti sprezzanti contro il governo e stigmatizzanti nei confronti dei suoi sostenitori. Grandi gruppi di comunicazione si dedicano chiaramente a screditare uno dei lati della disputa politica e rafforzare l’altro, fomentando l’idea che il Partito dei Lavoratori (PT) è responsabile della corruzione strutturale in Brasile. Sminuiscono la dimensione delle manifestazioni a favore del governo e nascondono le sfumature e la complessità del momento politico, collocandosi tra i protagonisti della campagna “Fuori, Dilma!”.
Ancora nel 2015, il Presidente della Camera dei Deputati, Eduardo Cunha, indagato per coinvolgimento nel sistema di corruzione della Petrobras e imputato in un procedimento penale per tangenti in conti in Svizzera, riceve e ammette la richiesta di impeachment fondata 1) nella cosiddetta “pedalata fiscale” (2015), presentata come operazione di credito tra l’Unione e le banche pubbliche (Banco do Brasile, Caixa Economica Federal e BNDES), e 2) nel numero di sei decreti non numerati responsabili della apertura di crediti aggiuntivi senza autorizzazione legislativa.
Nessuna delle due azioni, tuttavia, considera l’esigenza costituzionale di violazione della legge di bilancio perché si configuri il reato commesso, unica situazione in cui la legge brasiliana autorizza il procedimento di impeachment. Eduardo Cunha, ancora non rimosso dall´incarico dal Consiglio di Etica della Camera dei deputati, continua indisturbato nella carica di presidente di quella casa. In questa condizione, con il sostegno dell’opposizione sconfitta alle urne nel 2014, si accinge a condurre la prima e più importante fase del processo di impeachment.
D’altra parte la Presidente Dilma Rousseff, che non ha conti all’estero, che non compare in nessuna lista di politici coinvolti nello scandalo della corruzione della Petrobras, che non è stata indicata da nessun collaboratore di giustizia per aver ricevuto o offerto tangenti, che non figura come imputato o indagata in nessun procedimento di polizia o criminale, è soggetta a rischio di revoca del mandato, senza alcuna prova, indagine o accusa di evasione fiscale o omissione di informazione su beni e valori all’Agenzia delle Entrate. Da un lato, il principio della presunzione di innocenza; dall’altro, la presunzione di colpa come regola politica del momento.
Ad aggravare la situazione, la Commissione Speciale del Processo di Impeachment é formata, per lo più, da politici che comprovatamente hanno ricevuto donazioni di campagna da società che compaiono nelle indagini di deviazioni nella Petrobras. Membri della Commissione speciale sono politici indagati nella stessa operazione di polizia in corso. Il Brasile sta vivendo un momento particolare di grande apprensione e sofferenza. Nelle strade e nelle reti sociali si incita all’odio contro coloro che fanno appello alla difesa della democrazia o della legge.
Cittadini comuni o personaggi pubblici che non partecipano al “falso consenso” prodotto dalla opposizione, sono bersaglio di attacchi di persone stimolate dai mass-media conservatori e tradizionali, chiaramente interessati a invertire il risultato delle urne. La Presidente Dilma viene offesa, anche nella sua condizione di donna, con insulti sessisti e battute misogine.
Alleati politici, per interessi personali o di propaganda elettorale, si allontano dalla base di supporto del governo. Sin dalle elezioni, è minacciata la propria governabilità, molte azioni sono rese impraticabili dalla maggioranza parlamentare per fomentare la crisi economica, sociale e politica che autorizza il discorso golpista. La legge è stata usata, secondo molti avvocati o agenti del sistema della giustizia, come strumento politico per invertire i risultati delle elezioni, nella totale inosservanza dei principi elementari assicurati nelle diverse istanze giudiziali.
In questo scenario è altamente inquietante la prospettiva di eversione dell’ordine democratico e la violazione della sovranità popolare mediante abuso di potere. O, in altre parole, per l’esercizio di un potere che non è soggetto alla legge.
L’assenza di elementi di fatto validi per motivare l’impeachment, l’uso di giudizi politici, vaghi e imprecisi, e la violazione del principio costituzionale di legalità sono lo strumento caratterizzante di ciò che può essere definito “golpe legale”, “golpe bianco” o ” golpe segreto” (la deposizione di Fernando Lugo, presidente del Paraguay, nel 2012, pur non essendo un caso isolato in America Latina, è quello che meglio illustra l’applicazione del presente giudizio politico, per la deposizione del capo dell’esecutivo di un sistema presidenziale” – “cattiva prestazione politica”).
Tuttavia, nel sistema presidenziale, il giudizio sulla prestazione politica del rappresentante eletto, spetta al cittadino, attraverso il voto in elezioni regolari e e dirette, non al Legislatore, pena il fallimento dello Stato Democratico di Diritto.