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Dal 10 al 17 maggio 2025 una delegazione CGIL Siracusa ha partecipato a una missione nei campi profughi del popolo saharawi, nel sud-ovest dell’Algeria, nell’ambito del progetto LA.SA, finanziato dalla Regione Emilia Romagna e realizzato da Nexus ER ETS.

Durante la missione al termine di ogni giornata, Roberto Alosi, Segretario Generale CGIL Siracusa, ha redatto questo diario, per cercare di fissare impressioni, emozioni e riflessioni.

10-11 maggio Il viaggio e il primo impatto

Sveglia all’alba. Tre voli – Catania-Roma, Roma-Algeri, Algeri-Tindouf – e poi l’arrivo, alle 4:30 del mattino, in una terra sospesa tra il deserto e la resistenza. Dopo il ritiro dei bagagli, un rapido trasferimento scortato verso gli alloggi della Cooperazione Internazionale. Alle 6:15 tocchiamo finalmente terra, nel senso più pieno del termine. Il tempo di chiudere gli occhi? Neanche per sogno. Alle 7 la scorta è di nuovo lì, pronta a dare inizio alla nostra missione. Un caffè improvvisato, più simbolico che aromatico, e partiamo. Insieme ai referenti del progetto percorriamo i primi 50 km su piste sabbiose e disegnate dal vento. Dopo due ore raggiungiamo uno dei campi più poveri. Eppure, è lì che incontriamo i primi segnali di speranza. Piccole cooperative di donne – due, tre al massimo – hanno dato vita a forme di autoimprenditorialità domestica: couscous prodotto in casa, dolci locali, tessuti lavorati a mano. Visitiamo cinque famiglie, tutte ci accolgono con un calore che commuove. Aprono le loro case, i loro racconti, la loro dignità. Una di loro è la vedova di un eroe saharawi, caduto tre anni fa in uno scontro con le forze marocchine. Nella sua cucina, insieme ad altre due donne, ha avviato una minuscola produzione di dolci e tessuti, mentre attorno scorrazzano bambini in un contesto privo di ogni minimo standard di sicurezza. Il suo sogno è costruire un piccolo laboratorio separato dalla casa: mille euro. Le ho promesso che, come CGIL di Siracusa, li troveremo. A pranzo siamo suoi ospiti. E tra un pasto semplice e l’arrivo inatteso di una troupe televisiva locale, chiudiamo la giornata rientrando sotto scorta alle 19, orario limite oltre il quale nessuno può più muoversi.

12 maggio Donne, bambine, dignità

Ripartiamo alle 9. Visitiamo un altro campo, altre famiglie, altre storie. Ovunque si respira un senso profondo di comunità e solidarietà: tende che diventano case comuni, bambini che condividono anche ciò che non hanno. In una di queste famiglie, mentre sorseggio una spremuta d’arancia offertami con orgoglio, mi accorgo di tre bambine affacciate sulla soglia. Non entrano, osservano in silenzio. Esco e porgo loro il bicchiere: lo dividono in tre parti uguali, sorridono, e mi offrono una carezza sul loro gattino. Un gesto che mi scuote, mi commuove, mi insegna. Qui manca tutto – igiene, cibo, medicine – ma non la dignità. E nemmeno l’umanità. La sera siamo ospiti del Ministro della Salute. Prima una riunione formale ma sincera: ci raccontano una sanità al collasso, che non riesce a garantire nemmeno i farmaci essenziali a una popolazione di oltre 250.000 persone. La metà di loro è completamente priva di assistenza medica. Parliamo anche di politica, di autodeterminazione, della ferita ancora aperta dell’occupazione marocchina. Poi la cena: semplice, intensa, carica di significati.

13 maggio Formazione, sindacato e storia

Alle 9 mi attende la sede dell’Ordine degli Scrittori e della Stampa. Primo corso di formazione sulla salute e sicurezza nel lavoro: una sala gremita di donne e uomini, sindacalisti e lavoratrici, guidati dalla traduzione impeccabile del mio interprete. L’attenzione è altissima. Al termine, arriva la televisione nazionale per un’intervista. Subito dopo, secondo corso, dedicato al lavoro domestico. Metto a frutto quanto visto nei giorni precedenti: parliamo di sicurezza elementare, di fuochi accesi, di abiti larghi, di bambini curiosi. Le donne presenti mi chiedono solo una cosa: “Prometti di tornare il prossimo anno e vedere cosa abbiamo messo in pratica”. Promessa accettata.

A pranzo siamo con il Segretario Generale del sindacato saharawi – un “Landini del deserto”. Dialoghiamo sul ruolo politico del sindacato, profondamente integrato nella lotta del Polisario per l’indipendenza. Nel pomeriggio, visita al Museo dei Martiri dell’Indipendenza, tra foto, ricordi e un confronto intenso con il Direttore, già incontrato nel 2019 durante un mio corso sul Diritto Internazionale. Ci diamo appuntamento a venerdì, per continuare a raccontare e capire una storia che il mondo sembra voler dimenticare.

14 maggio Autisti, sicurezza e dignità nel deserto

Mattinata di lavoro intenso. Alle 9 sono alla sede del Ministero della Funzione Pubblica per un nuovo corso su “Salute e Sicurezza nella guida e nei trasporti”. In aula 32 autisti saharawi, tutti uomini, e il Dirigente del Ministero. Si parla di guida su piste desertiche, incidenti, pericoli e diritti. Due ore serrate, nessuno si distrae. Chiudiamo con un test a risposta multipla. Tutti promossi. Orgoglio e sorrisi. Dopo un pranzo frugale, finalmente un pomeriggio di riposo. Tempo per scrivere, pensare, restituire.

15 maggio 2025 Una cattedrale nel deserto

La giornata si apre con una calura insopportabile. Il sole brucia la pelle e la gola, il rischio di disidratazione è costante. Beviamo molta acqua, copriamo il capo con turbanti come fanno i locali. Partiamo di buon’ora verso il cuore del deserto, diretti a un centro di produzione alimentare realizzato grazie alla cooperazione internazionale, con un contributo importante dell’Italia. Ci accompagna la nostra impeccabile capo delegazione, Sara Di Lello, insieme al nostro straordinario interprete e alla scorta che guida con maestria su piste sabbiose e rocciose che sembrano non finire mai. Dopo chilometri senza segni di civiltà, all’improvviso, si staglia davanti a noi una struttura inaspettata: un moderno impianto industriale di allevamento in batteria di polli e produzione di uova. Una vera e propria “cattedrale nel deserto”. Ad accoglierci, il responsabile dello stabilimento e il Direttore del Servizio Veterinario, che ci guidano alla scoperta dell’intero ciclo produttivo: dall’incubazione delle uova alla macellazione dei polli, fino alla distribuzione nei cinque campi profughi. I prodotti vengono venduti a prezzi popolari per garantire l’accesso anche alle famiglie più fragili. Oltre ai polli, ci sono anche un allevamento di capre e – sorprendentemente – uno di pesci d’acqua dolce. Ci spiegano che nel sottosuolo, pur in pieno deserto, esistono riserve di acqua salmastra da cui attingono per alimentare le vasche. Dopo la visita, rientriamo al Protocollo giusto in tempo per un pranzo veloce. In serata ci trasferiamo al campo di Tindouf. Siamo ospiti per cena e per la notte nella tenda della madre dell’Ambasciatrice del Fronte Polisario in Italia, Fatima Mahfud, che già nel 2019 ci aveva accolto con la sua squisita ospitalità. Ritrovarla è come tornare in famiglia.

16 maggio 2025 Memoria e promesse

Dopo una cena sontuosa, una telefonata calorosa di benvenuto dell’Ambasciatrice e una colazione curata in ogni dettaglio, lasciamo la tenda che ci ha accolti come una seconda casa e rientriamo con la nostra scorta al Protocollo. Non c’è tempo da perdere: ci attende un secondo incontro al Museo dei Martiri dell’Indipendenza con il Direttore, per proseguire la conversazione interrotta nei giorni precedenti. In una piccola sala, davanti a datteri, succhi di frutta e caffè, scorrono le immagini e le testimonianze di una storia lunga, dolorosa e irrisolta: quella della lotta del popolo saharawi per la libertà e l’autodeterminazione. Le slide ci raccontano decenni di colonizzazione, resistenza, battaglie dimenticate, promesse tradite. Ma anche orgoglio, cultura, radici. Verso le 12:30 concludiamo l’incontro. Ci salutiamo con la promessa di rivederci, di non lasciare che questa storia cada nel silenzio. Il pranzo, anche stavolta, è frugale. Il pomeriggio, invece, è finalmente di riposo. Tempo per scrivere, riflettere, preparare le valigie. E far sedimentare tutto quello che abbiamo visto e ascoltato.

17 maggio 2025 Il lungo ritorno

La notte ci vede in cammino. A mezzanotte partiamo con la scorta verso l’aeroporto di Tindouf. Il volo decolla alle 03:25 e ci porta ad Algeri alle 05:45. Una lunga attesa e poi il secondo volo, alle 10:30, verso Roma. L’ultimo tratto – Roma-Catania – è previsto alle 17:15. Se tutto va bene, rimetteremo piede in Sicilia alle 18:30. Stanchi, segnati dal viaggio, ma col cuore colmo.

Conclusione

Qui, tra le sabbie del deserto, abbiamo incontrato un popolo che non ha nulla, ma insegna tutto. Che vive senza servizi, ma con una forza collettiva straordinaria. Che lotta, resiste, spera. Che ci chiede di non voltare le spalle. Che ci ricorda, ogni giorno, che dignità, diritti e libertà non sono concessioni, ma devono essere garantiti a tutti. Nessuno escluso.